AGGRESSIONE DI DUE TRANS

trans uccisa firenze

A un mese dall’accaduto vogliamo ricordare i fatti avvenuti nella notte tra il 2 ed il 3 di maggio, a Firenze, nel parco delle Cascine, quando una squadraccia di ragazzi, dai 17 ai 25 anni, armati di spranghe di ferro, hanno aggredito due persone transessuali con percosse, insulti, distruzione delle loro auto anzitutto perché vogliamo esprimere solidarietà e vicinanza umana e politica alle persone aggredite, inoltre perché vogliamo denunciare il clima di odio e violenza che si sta diffondendo nel nostro paese e nella nostra città.
Il pregiudizio sociale omo/lesbo/transfobico, costruito su un sostrato culturale imperniato di sessismo, ruolizzazione di genere, obbligatorietà dell’eterosessualità, ha sempre prodotto violenza, nelle case e nelle strade, violenza che i movimenti di lesbiche, gay e trans hanno cercato di controbattere con la visibilità, l’informazione, la presenza sociale nei territori.

Ma oggi a questo si aggiunge una violenza organizzata, di matrice politica, legata ai gruppi neofascisti e alle campagne d’odio e istigazione alla violenza contro lesbiche, gay e trans che vengono condotte in ambiti politici e clericali le quali legittimano verbalmente aggressioni, stupri, omicidi sempre più numerosi.
Nel nostro paese – e oggi anche in Toscana, terra che si ritiene in qualche modo culla di civiltà e rispetto – viene costruito un clima sociale di paura che facilmente scatena, o almeno “giustifica”, lo scatenarsi di barbara violenza contro ogni persona e ogni stile di vita ritenuti estranei ad una “normalità” dalle maglie sempre più strette: ne sono fuori lesbiche, gay, trans, straniere e stranieri, povere e poveri ma anche le donne che scelgono di autodeterminarsi, chiunque si ribelli ad uno schema dato, chiunque si collochi politicamente in percorsi di liberazione e resistenza.
Infine vogliamo sottolineare che ancora oggi, quando ad essere colpite sono trans, lesbiche, gay, la voce dell’indignazione delle soggettività politiche e delle istituzioni rimane fioca, lo stigma sociale sugli aggressori è spesso latitante, anzi il clima di bigotto oscurantismo in cui è piombato il paese sembra aver fatto regredire la coscienza che l’autodeterminazione di tutte e tutti è un principio fondamentale su cui poggia il concetto di libertà.